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 Ognuno a modo suo

Aspiranti scrittori

Dall'età di 15 anni, per un lungo periodo, fui un accanito divoratore di fantascienza. Seguendo un desiderio spontaneo, coltivai con determinazione il progetto di scrivere racconti. Una volta raggiunti risultati che ritenevo presentabili, iniziai a spedire copie dattiloscritte alle principali case editrici italiane.
Le case editrici impiegano parecchio a rispondere, ma lo fanno sempre. Poichè pubblicano libri con obbiettivi imprenditoriali, per mia sfortuna (e, confesso, per fortuna dei lettori) le risposte furono sempre negative. Riuscii però finalmente a trovare chi mi apprezzava nella persona di Giampiero Prassi, che stampava personalmente la "fanzine" The Dark Side, e che utilizzò alcuni miei lavori nella metà degli anni ottanta. Ho recentemente ripreso uno dei più riusciti e l'ho rimaneggiato con l'intento di migliorarlo. Tra l'altro la prima versione del racconto era molto più breve; Prassi e un suo collaboratore mi chiesero di ampliarla, suggerendomi alcune modifiche; in un certo senso la versione finale deve qualcosa anche a loro.


 Ugnuno a modo suo

robot
cuoco automatico

 Antoine Percival il "vecchio" vagabondava intorno alla 14esima Macchia Stellare in normale giro di perlustrazione. In realtà non era molto vecchio, ma le spesse sopracciglia grigiastre e il brutto vizio di tirar su con il naso gli davano un aspetto spento che lo sprovveduto poteva scambiare come la perdita di ogni entusiasmo giovanile. Borbottava spesso e qualche volta parlava da solo; passeggiava avanti e indietro lanciando sguardi esperti agli strumenti, quasi sempre silenziosi. Masticava gomma, non fumava mai neppure a terra, ascoltava musica e si puliva le unghie sporche con un piccolo temperino rosso (come diavolo faceva a sporcarsele?).
 Ogni tanto scorreva la sua agenda, controllando quante navi aveva distrutto, e allora, instancabilmente, il suo dito correva agli stemmi sparsi sulla tuta e dava loro una spolveratina. Impugnava anche il calcio del laser, che non aveva mai usato. Eh,eh. Non riusciva a trattenere una risata. Ognuno ha il suo modo di fare la guerra!
 Alle volte, sfogliando qualche rivista o ascoltando la radio o componendo la parola "amore" in un cruciverba, ripensava alla sua solitudine, al fatto che nessuno lo aspettava da qualche parte; a questa sua condizione in parte cercata, in parte capitata, di cui non si vedeva la fine. Ci pensava e tutto allora, nella sua vita ordinata, pareva suonare stonato. Ricominciava a passeggiare, avanti e indietro, e spegneva la radio o gettava via il giornale, e scorreva la sua agenda e masticava furiosamente la gomma. Si guardava allo specchio: non era forse un uomo abbruttito, con la barba lunga, precocemente invecchiato, quello che lo osservava?
 Ma poi si schiaffeggiava e si stroppicciava gli occhi - Ehi! -
 Per un attimo si domandava chi avesse parlato... Ma era lui che aveva parlato, stupido che era. Ehi, vecchio stupido! Non sei ridotto così male. Dopo la guerra ti rifarai. Sicuro, sarà così; e rideva, e si dava botte in testa. Il forzato isolamento nello spazio dà effetti anche peggiori.

 Antoine Percival in quel momento stava tentando di farsi servire un whisky dal distributore automatico, che sembrava fare il furbo. Così rifilò un cazzotto sulla testa di latta del distributore, che sussultò, sprizzando gocce rimaste imprigionate nelle cannelle. Bestemmiando, dovette accontentarsi di vino bianco in lattina con scorza di limone.
 Stava sorseggiandolo senza soddisfazione quando le strumentazioni sibilarono e ticchettarono perchè una nave era penetrata nel suo settore spaziale e si avvicinava a velocità sostenuta. Era un'incrociatore nemico, una furia da guerra, enorme. Nello splendore della sua potenza probabilmente non si sarebbe accorto del suo piccolo "scout" per molto ancora. Antoine si abbandonò sul sedile e fece scrocchiare le dita, gettò via la gomma e ne scartò una nuova, il suo stomaco borbottava. L'Almanacco Bellico annuale catalogava il nuovo venuto come un incrociatore multiplo della classe TDP 1016, temuto da tutti con il soprannome di "Turbo stellare", e dava una gran quantità di informazioni sulla sua struttura: le piantine, l'equipaggio, i punti deboli, le sezioni dei motori, i modi per manomettere le strumentazioni. Curioso davvero, se si pensa che era nemico.

 Convenzionalmente la sua piccola unità pirata non poteva neanche fare il solletico a un simile mostro, ma per sua fortuna disponeva di un'arma sottile: con il "raddrizzatore raccapricciante", di sua invenzione, era in grado di riprogrammare i sistemi più semplici a distanza. Eh,eh, per fare la guerra serve anche intelligenza e un pizzico di fantasia, e il suo raddrizzatore gli era già stato utile in più di un'occasione.
 Bé, era ora di mettersi al lavoro. Antoine si rimboccò le maniche (in senso figurato, visto che indossava una tuta pseudo-metallica e, dannazione, le cerniere continuavano ad incepparsi). Sul suo monitor scorrevano le unità presenti sull'incrociatore, e lui le controllava rapidamente per farsi un'idea:
 ... tecnico cyborg addetto alla rotta, CPO2, soldato di prima classe, soldato di seconda classe(?)... robotscooter... cuoco automatico PH-1215(interessante).
 Percival memorizzò tutte le schede relative al cuoco automatico, aveva già qualche idea. Proseguì con la sequenza degli oggetti:
 ... cacciavite, tubo compressore, dado del 12... condizionatore d'aria, pennello piatto da elettricista... salmone bianco tipo canadese precotto(e questo da dove arriva? La solita confusione)... radio a transistor senza antenna... stock di bottoni dorati a un centesimo l'uno(da non perdere)... pinza, iniettore, accendigas elettrico (in dotazione al cuoco. Perfetto).
 L'uso di gas combustibile nelle cucine di un moderno incrociatore da guerra era veramente una scoperta sorprendente. D'altra parte l'enorme lavoro di progettazione di un incrociatore è veramente un lavoro sovrumano, al di sopra delle possibilità dei migliori ingegneri, e infatti viene gestito integralmente da programmi software appositi, che talvolta commettono errori gravi senza riuscire a distinguerli dalle sciocchezze.
 Inoltre i sistemi automatici, nonostante le rassicurazioni dei costruttori, hanno sempre parecchie falle. E più i software sono evoluti (e maggiore diventa la loro complessità), più numerose si presentano le possibilità di manomissione. I sistemi antimanomissione sono ormai diventati molto sofisticati, ma è sempre possibile aggirarli per chi prepara un sabotaggio, preparando un piano che tenga conto delle difese messe in atto. Il governo investe cifre enormi per difendere i propri archivi, e gli esperti del nemico lavorano 24 ore al giorno per scardinarne le difese. Gli archivi mnemonici delle cucine automatiche, comunque, non hanno praticamente nessun sistema antimanomissione

 Sull'incrociatore TDP 1016 le sirene lanciavano urla da incubo in tutti i corridoi del settore N, mentre le luci viola avvertivano di un pericolo interno.
 Il tenente della sicurezza si svegliò con un grugnito, si stropicciò gli occhi appiccicosi con una mano, grattandosi contemporaneamente i capelli corti e serici con l'altra. Da dove stava non riusciva a vedere la consolle. Scese dal letto ed inforcò gli occhiali con montatura nera, il che non migliorò di molto la situazione.
 - Attenzione! A tutti gli uomini della sicurezza! - blaterò; con le sue dita grassottelle seguiva i numeri in continuo movimento sugli schermi - L'allarme riguarda l'ala 16. C'è un accumulo di gas esplosivo individuato dai sistemi antisabotaggio. Qualcuno risponda alla chiamata! -
 - Presente "ten", sono Rogg. Mi trovo sul posto; sono ancora solo ed ho indossato la maschera antigas. -
 Il tenente si accorse di poterlo vedere attraverso una telecamera a circuito chiuso. Agguantò da una scatoletta di metallo un pezzo di tabacco ed iniziò a masticarlo, facendo scorrere fiotti di saliva sulle labbra carnose. Da lontano sembrava che le sue mandibole stessero lavorando su una palla di gomma.
 - Datti da fare Rogg. -
 - Ho localizzato la perdita: è un locale cucina. La porta è chiusa; sento dei rumori. -
 - Chiedi chi è, dannazione! -
 - Sicurezza! Chi c'è lì dentro? Aprite immediatamente la porta! Rispondete! -
 La voce era chiaramente artificiale: - Certo che rispondo, sono un robot PH dodiciquindici addetto alle cucine. -
 La cosa lasciò interdetti sia il tenente che il soldato.
 - Si può sapere cosa stai combinando?! -
 - Stò preparando uova sode. E' nel menù giornaliero. -
 - Accidenti a te! Stai riempendo di gas l'incrociatore. -
 - Temo di non poterlo escludere. -
 Questo PH-1215 non sembrava molto preparato ad individuare perdite di gas e non sembrava neppure desideroso di imparare.
 - D'accordo, d'accordo. Ora chiariremo la faccenda, intanto apri questa porta e chiudi il gas. -
 - Impossibile. -
 - Impossibile? Come sarebbe a dire? Perchè impossibile? - Farfugliò il "ten".
 - Già, come sarebbe a dire? - Puntualizzò Rogg.
 - La mia unità è stata dotata di tastiera di comando, prendo ordini solo attraverso quella e preceduti dal codice di servizio. -
 Calma. Rogg si sforzò di mantenere un comportamento distaccato.
 - Mio caro PH-1215, se la porta è chiusa, come posso darti ordini attraverso la tastiera?-
 - Se la domanda intrinseca è come mai la porta è chiusa, posso rispondere. Noi robot PH-1215 siamo molto semplici e quindi facilmente raggirabili. Succede spesso che qualcuno ne approfitti per entrare quì e sgraffignare qualcosa da mangiare, così mi sono chiuso dentro e basta. Appena avrò cotto le uova sarò da voi. -
 Rogg osservò che la concentrazione di gas era in aumento.
 - Insomma, possiamo sapere quali sono i tuoi ordini precisi? -
 - Precisamente: la serie di operazioni volgarmente chiamata preparazione di uova sode (da me catalogata come lavoro-tipo nr.010016), che comprende tra l'altro ...9)apertura di un rubinetto a gas (sette varianti conosciute, registrate a parte), 10)accensione del gas normalmente effettuata con l'ausilio di un accendigas in dotazione, 11)posizionamento di un padellino sopra la fiamma... Il guaio è che il mio accendigas non funziona e ne ho richiesto un'altro al deposito. -
 - Ti sembra normale Rogg? - Chiese il tenente.
 - Direi di no. Nella sequenza dovrebbe esserci l'eventuale chiusura del rubinetto, prima della richiesta di un nuovo accendigas.
 - Se permettete - intervenne l'automa da dietro la porta - ammetto che la situazione è piuttosto imbarazzante. Soprattutto perchè notavo che nelle mie istruzioni c'è la chiusura del rubinetto dopo l'arrivo del nuovo accendigas. Effettivamente sembrerebbe una sequenza difettosa. -
 - Non c'è dubbio. I due bit informativi sono stati invertiti. Un dannato errore! - disse il tenente.
 - Già, se non si tratta di sabotaggio! -
 - Uhm. Si,si. Potrebbe esserlo. Chissà? Un problema. -
 - PH, che intenzioni hai ora? -
 - Mi spiace. Come vi ho detto sono molto semplice, non sono dotato di autodecisione: posso esprimere pareri, ma questi non possono influenzarmi. Ed è un bene, d'altra parte, perchè non potrei essere in grado di giudicare con sicurezza. Se agissi d'iniziativa commetterei errori, combinerei un sacco di pasticci, metterei in discussione ogni affermazione altrui, arrivando ad arrogarmi diritti decisionali, e in ultima analisi risulterei anche piuttosto antipatico. Credetemi, è molto meglio che obbedisca e basta. -
 - E allora obbedisci, e apri questa porta! -
 - Non insistete, è inutile vi dico. -
 - PH, sono un tenente, perchè dovrei imbrogliarti? Per quale ragione dovrei mettere in piedi tutta questa messinscena? -
 - Le uniche verità che conosco e da cui ho il dovere di farmi ispirare sono chiuse dentro di me. Cercate di capirmi, sarebbe troppo scomodo, troppo umano, dover obbedire a più verità contrastanti. -
 - Rogg, non c'è tempo da perdere, bisogna chiudere tutte le saracinesche del gas, isolare il locale e... -
 - Ehi, ehi, ehi! - cosa aveva da gioire quello stupido PH-1215? - Finalmente mi è arrivato un nuovo accendigas, direttamente dal magazzino centrale. Avete finito di sabotare le mie attività gastronomiche. Ora farò delle belle ovette... -

 Antoine Percival non provava piacere a fare danni, e non era mai stato orgoglioso di spedire a miglior vita gente come il tenente (un grasso e noioso ufficiale che non conosceva, e che avrebbe probabilmente trascorso i suoi ultimi pomeriggi molestando vecchiette, o annoiando a morte i parenti riuniti in salotto con il racconto di qualche suo gesto "eroico", o leggendo libri di guerra con l'impiego di occhiali sempre più costosi). Così, quando un lontano lampo nello spazio gli assicurò di aver neutralizzato, almeno per un po', quell'unità da battaglia, ne fu assai felice, ma sperò anche che non ci avesse rimesso la pelle nessuno. Ad ogni modo in guerra non è possibile andare troppo per il sottile e Amen.
 Quando la rosa luminosa dell'esplosione cominciò a scemare, spense la telecamera e posizionò il registratore sulla riproduzione. Con il filmato non fanno mai storie e pagano in contanti. E modestamente, eh,eh, non doveva spartire con nessuno. Comunque non era esattamente un mercenario: partecipava soltanto alla guerra a modo suo. Aveva già accumulato un bel po' di quattrini, e alla fine ne avrebbe avuti ancora di più. Dopo un lungo periodo di ferie avrebbe poi dovuto decidere come impiegarli. Avrebbe potuto trasferirsi in qualcuna di quelle stazioni commerciali, dove un tipo svelto come lui poteva facilmente moltiplicare il proprio tesoro.
 Con i soldi, eh,eh, sarebbero arrivate anche le donne!
 Si osservò allo specchio, tento di sorridere. Si passò una mano sulla barba ispida di qualche giorno, masticò la gomma. Ricordò che doveva comunicare al comando l'avvenuto contatto, e doveva poi ritirare la biancheria dalla centrifuga automatica. Tentò ancora di sorridere, quando un clangore infernale di metallo su metallo gli penetrò nei timpani; mentre la navicella ancora tremava lo stridore fu quasi subito sostituito senza complimenti dal ronzio cupo e selvaggio di due campi magnetici che si fronteggiano.
 Nella navicella tutto ciò che non era saldamente ancorato prese ad ondeggiare sinistramente, creando un clima un po' angosciante. Percival capì che non era il momento per frasi tipo: "Mio Dio, la mia macchinina". Sgranò invece gli occhi, gocce di saliva gli sfuggirono dalla bocca spalancata, esclamò:
 - Chi diavolo...! -
 Dopo un ulteriore attimo di esitazione, sufficiente alle difese automatiche per entrare in azione, Percival passò ad un controllo. Il computer di bordo fornì istantaneamente immagini extraveicolari su sei orizzonti e tutte le notizie disponibili sulla scialuppa sconosciuta che appariva sugli schermi (estratte dal già noto Almanacco annuale).
 Incredibile! E molto imbarazzante, anche.
 - Scusate, che volete... - diceva una voce.
 Si trattava di una scialuppa di salvataggio del TDP colpito.
 - Abbiate pazienza... - continuava il nuovo arrivato.
 Percival si tirò su a sedere per bene e si inumidì le labbra; cercò di concentrarsi. La voce che risuonava negli auricolari era di tipo metallico. Che fare? Cosa sapevano di lui? Era prudente contattarli? Il suo scout era apparentemente un mezzo civile, non disponeva di armi visibili e il tutto era sufficientemente camuffato per non destare sospetti.
 - C'è nessuno a bordo? - domandarono.
 Quale tattica era necessario adottare? Si schiarì la gola:
 - Razza di idioti patentati! Che diavolo vi è venuto in mente di speronarmi?! -
 - Ma, ma... Non arrabbiatevi, sono un maldestro, ma guidare scialuppe non è il mio mestiere. Se mi fate entrare posso spiegare... -
 - Roba da matti! - Come era andata? Il suo accento era stato sapientemente irritato? Lo sperava. Liberò le chiusure del tunnel N-O. Dal portello irruppe una grossa scatola grigia, con quattro gambe, cerchi di ghisa sul piano superiore e un'infinità di braccia. Percival scosse la testa e stroppicciò gli occhi. Il suo tono d'accusa crebbe:
 - E tu chi sei? -
 - Si... certo. Sono un'unità cucina PH-1215 in servizio sull'"andato" incrociatore "Il Gentiluomo", della classe TDP. E' inaudito, sono incorso in un naufragio spaziale, non ci crederete, ma ho appena fatto in tempo a montare su quella scialuppa che... -
 E infatti non credeva ai propri occhi. Il robot non era ovviamente quello che lui aveva manomesso; a bordo di quell'incrociatore dovevano essercene molti. Osservandolo attentamente era possibile riconoscere le ghise come piastre di cottura; era una piccola lavastoviglie quel rigonfiamento sul lato? Il doppio arto a forchetta doveva essere ottimo per mescolare l'insalata. Eh, eh, non immaginava che quei lattoni fossero così... professionalmente dotati. Mentre PH-1215 raccontava, il suo sportello del forno vibrava nervosamente.
 - Siate buono, è vostro dovere soccorrere i bisognosi, è contemplato da tutti i codici morali del buon navigatore. L'incrociatore è fuori controllo, alla deriva, dubito che noi si possa raggiungerlo. Non potete ignorare i principi in difesa degli sperduti. -
 Per Antoine era forse possibile estrarre il famoso: "Non seguitemi, mi sono perso anch'io".
 - Siete cristiano? - Si sentì domandare.
 Percival scosse la testa, incredulo. Estrasse dalla tasca la mano e puntò un dito aguzzo come uno spillo verso il robot.
 - Al tempo, i doveri di cui parli, fin dove arrivano? Tanto per rifletterci. -
 PH-1215 roteò lentamente un cucchiaino da tè, scegliendo le parole. Capiva che non era il caso di esagerare. In qualche suo recesso un altoparlante emise un suono simile ad un colpo di tosse.
 - Ecco, offrire asilo, prima di tutto, e fornire il necessario per il sostentamento fino al primo scalo. Ci sono prese da 320V a bordo? -
 Percival tentò di calcolare quanta energia gli avrebbe ingoiato quel mostro prima del rientro. Stava ancora contanto sulle dita, quando gettò improvvisamente uno sguardo sospettoso nel buco nero del tunnel N-O.
 - Un momento, eri solo lì dentro o... -
 - Ecco, in un certo senso si. Si. -
 - In un certo senso come? -
 - Insomma, non ne sono sicuro, ma credo che in giro ci sia un'altra scialuppa piena zeppa di ausiliarie. -
 - Ausiliarie... donne?! -
 - State calmo signore, non sarete di quelli che si scaldano ogni volta che vedono una gonna. -
 - Ma stai zitto, cosa vuoi capire tu. E' da sei mesi che giro da solo senza parlare con anima viva. -
 - Capisco, ma vi consiglio di non affrettare decisioni. -
 - Tranquillo, al punto in cui sono non saranno mai racchie abbastanza. -
 - Oh, no. Per quello sono molto attraenti (per gli umani, dico), ma credetemi, sono delle vere piantagrane. A bordo ne avevano tutti fin sopra i capelli; sempre a lamentarsi, e come al solito le peggiori si salvano. -
 - Senti senti, una cucina ambulante che si intende di ragazze, ths. -
 - Cuoco automatico, prego. E poi se mi permette ho una certa esperienza. E' vero che ormai monto in servizio su navi da guerra da quasi 70 anni, ma in gioventù mi è capitato di vederne di tutti i colori. -
 Per Percival la situazione era assai fastidiosa oltre che imprevista; non si era mai intrattenuto a parlare con una cucina e non immaginava fin dove la conversazione poteva arrivare. Parlare di problemi sentimentali con un robot non sembrava neanche una cosa sana, un po' come essere pazzi. Purtroppo...
 - Mi stai forse consigliando di lasciarle alla deriva? Non eri proprio tu che mi parlavi or ora di quegli strani diritti? Una scialuppa, diamine, piena di DONNE. -
 - Oh, mi guarderei dal consigliare una cosa del genere. Pensavo che si potrebbe attraccarle e trainarle fino a destinazione, senza contatti diretti. -
 - Non mi sembri un gran consigliere. Cominciamo a trovare la scialuppa, e poi ne riparliamo. -
 Iniziarono subito le procedure per il suo ritrovamento.

 Impossibile! Antoine non credeva ai propri occhi: 17 ausiliarie, 20-30 anni e con tutte le cosine al posto giusto, ondeggiavano nella scialuppa, a non più di trenta metri dal suo "scout". Aveva la bocca impastata, le mani sudate; guardandole gli si stavano rammollendo le gambe, un vero imbecille.
 - Scusatemi ragazze, se ancora non vi ho aperto, ma sono ancora per un momento indisposto. A prestissimo. - Percival sfoderò un sorriso raggiante verso il monitor del sistema esterno a circuito chiuso, scoprendo una lunga fila di denti ingialliti ma regolari, e un rimasuglio di gomma alla menta proprio sotto molare-premolare destri. - A dopo - sussurrò con voce quasi angelica, e chiuse il collegamento. Tutte le 17 ausiliarie, in ritardo, lo salutarono nello stesso modo con cui probabilmente le sirene si erano avvicinate alla barca di Ulisse.
 PH-1215, piuttosto preoccupato, seguì Percival nel bagno, dove lui si era immediatamente precipitato. Entrando i suoi sensori registrarono confusamente saponetta, pettine, pennello, sapone da barba, rasoio e asciugamano in rapida successione.
 - Antoine, che stai facendo? Non si era detto che mi avresti dato retta? -
 Da quand'era che quello scatolone lo chiamava per nome?
 - Forse ho cambiato idea. - Percival agguantò uno spazzolino e come dal nulla comparve un dentifricio ad alto potere sbiancante.
 - Stai commettendo un grave errore. -
 Un grave errore?... Perchè il mondo è così complicato? E perchè quel PH-1215 non teneva mai la bocca chiusa? Per un attimo, colto dall'indecisione, gli occhi di Percival si infossarono e si oscurarono. Doveva mettersi a piangere?
 - Bè, adesso non drammatizzare - lo incalzò il robot - Se ci tieni tanto, falle entrare. Hai buone riserve di latte? -
 - Latte... -
 - Un paio di loro dicono che fa bene, e ne bevono a litri. Una vera mania... -
 - Non diciamo scemate. Le rifornirò di tutto il latte che vogliono... anche corretto. -
 - Se si arrabbiano, graffiano ... -
 - Mio Dio... Senti, se non sai cosa dire, stai zitto. Sono donne, capisci? Esseri umani, mangiano, si arrabbiano, si divertono, ridono... baciano, amoreggiano, possono far felice un uomo, e anche demolirlo. Ma cosa vuoi capire tu... -
 - Ti avverto Antoine, è quasi impossibile che tu riesca a combinare qualcosa con una di loro, durante questo viaggio. In diciassette pigiate tutte nello stesso scafo di uno scout. Se le fai entrare scatta l'effetto "capannella", e tu resti inevitabilmente escluso e ignorato mentre loro intrecciano futili conversazioni di smalto per unghie e cibi ipercalorici. Inoltre sono pur sempre militari, di un esercito. Sei sicuro, tu, di non avere niente da nascondere? -
 Che diavolo intendeva dire quello scimmiotto di latta? Percival si osservò attentamente allo specchio. Aveva perso, chissà dove, parte del suo entusiasmo e la schiuma da barba, ormai secca, stava staccandosi a scaglie dal suo viso come forfora.
 - Quale sarebbe quindi il tuo consiglio? -
 Anche il robot si rendeva conto che la situazione era particolare e si sforzò di essere profondamente serio.
 - Ci sono momenti nella vita in cui è necessario fermarsi e riflettere sul futuro, per decidere cosa si vuol fare e come lo si vuole fare. Non è uno scherzo. Tu cosa vuoi fare? -
 - Intendi futuro futuro! Tipo fare un sacco di soldi, belle pupe a volontà, spassarsela giorno e notte, rigirarmi come mi pare infischiandomene di tutto finchè ne ho voglia? Mi sembra che così potrebbe andare, anche qualcosa meno, per carità. Direi che è pratico e semplice. -
 PH tremò tutto in segno di disapprovazione.
 - Ma cosa dici, qui di semplice c'è solo la montagna di sciocchezze che usi al posto delle parole. Sei proprio tonto. Stiamo parlando della tua vita! Ascolta, ci sono un mucchio di modi per fare le cose e ognuno ha diritto di scegliere il modo che preferisce. -
 - Lo so, anch'io dico sempre... -
 - Ma bisogna essere ben sicuri di quel che si vuole, per non finire male e magari fare anche la figura dell'idiota. Ne sei veramente sicuro tu? -
 Percival si ripromise di fare in futuro una ricerca per scoprire dove diavolo avevano programmato quel PH. Sembrava un predicatore protestante. Percival era sicuro di volere dalla vita il massimo con il minimo sforzo, e non gli sembrava affatto un'idea idiota. Certo, desiderava molte cose, un grosso conto in banca, dolce compagnia, la fine della guerra, essere ammirato e invidiato. Anche semplicemente essere felice, ne aveva diritto; essere felice qualunque fosse il modo. "Allora?", lo interrogava PH. Lui aprì la bocca per replicare, ma si interruppe quando il robot, come sbadatamente, accennò a mezza voce una frase:
 - ... farai certo un bel po' di soldi con quell'incrociatore... -
 - PH! Che vuoi dire, cosa significa? Pensi forse... Vuoi dire... Allora tu sapevi... -
 - Bhé, si, l'ho capito. Non ce l'ho con te. Ma rifletti, se l'ho capito io, possono capirlo anche le ausiliarie prima o poi, o anche solo una di loro. Dopo la guerra anche loro finiranno per perdonarti. Ma adesso... pensi che sia prudente farle entrare? -
 Percival sospirò, e fece una smorfia. Questo era un aspetto che non aveva considerato.
 - Bhé, sei un antipatico rompiscatole e parli come un libro stampato, ma sei saggio. -
 - Ho solo molta esperienza. -
 - Vuol dire che comincerò col darti retta. Devo riflettere. Forse per il resto del viaggio potrei anche riuscire a fare a meno delle nostre ospiti; toccherà loro rimanere in quarantena nella scialuppa di salvataggio,... per qualche misterioso pericolo di contagio. Spero di non dovermene pentire. -
 - Sono sicuro che non succederà. Non ti annoierai, ti insegnerò parecchie cosette sul futuro, e anche qualche consiglio su come impegnare i tuoi soldi, e su come scegliere le ragazze. Ma, prima, raccontami qualcosa di te. -
 Percival si pulì la faccia, ripulì il bagno. Spense l'audio extraveicolare, da dove arrivavano le prime proteste delle ausiliarie. Squadrò quel curioso scatolone di ferro. Soltanto qualche ora prima gli avrebbe fatto vedere le sue medaglie, o lo avrebbe sfidato a poker, ma adesso non ci pensava nemmeno. Sorrise. Era da tanto che non parlava con qualcuno. Chi l'avrebbe detto che una cucina automatica fosse tanto di compagnia. Chissà che bene gli avrebbe fatto chiaccherare un po'.
 - Lo sai, PH, quando ti sento parlare mi ricordi una persona che conobbi un po' di tempo fa. Era inverno...

 Adesso che il tempo è passato, Antoine Percival ripensa con nostalgia a quel viaggio. Una brava persona quel PH. Le ausiliarie sono "andate"; 1215 è ripartito e ogni tanto scrive; la guerra è finita. Talvolta ripensa ai suoi progetti di gloria di allora; non erano una cosa sbagliata, fa bene sognare, ma quando tutto resta un sogno non è un dramma.
 Si è trasferito su un mondo periferico e la gente del posto è piuttosto calorosa; ripara apparecchiature elettroniche e ogni sei mesi segue un corso di aggiornamento nel centro federale; è anche riuscito a far fruttare l'idea del suo "raddrizzatore raccapricciante".
 Ha conosciuto Elisabeth; lei non ha l'aspetto su cui aveva a lungo vagheggiato, ma ha uno sguardo che lo fa sempre sorridere.
 Tutto va a meraviglia. Che altro c'è?
 Sapete l'ultima di PH-1215? Ha una specie di relazione con qualcosa di simile ad un aspirapolvere, ma si lamenta che qualche volta la routine è un po' noiosa; comunque non può durare a lungo perchè al povero PH stanno per riprogrammargli la memoria. Ormai è deciso. E' un vero peccato, perchè così andrà perso anche il suo ricordo di quel viaggio, e di Percival, e probabilmente non si scriveranno più. Nella sua ultima lettera comunque fa una proposta sorprendente. Per ricordare un'ultima volta i vecchi tempi vorrebbe che lo raggiungesse a Frisco prima della sua rigenerazione. Frisco è un postaccio, roba da depravati, e sembra addirittura che lui abbia rintracciato un paio di quelle ausiliarie che... ricordate? E promette di organizzare una cosa super. Da parte di uno come lui, che aveva cominciato con le prediche, sembra un atteggiamento alquanto strano, forse ha proprio bisogno di una riprogrammazione. Comunque è già tutto preparato.
 Il fatto è che Percival è cambiato da allora. Il tempo trascorso gli fa vedere molte cose in un modo del tutto diverso; e poi non è più il vecchio e solitario vagabondo. Insomma non è affatto sicuro che lui vada all'appuntamento. Ma in fondo le cose più importanti sono successe in quel viaggio di ritorno, con la guerra ancora in corso, dove incredibilmente un filibustiere come Antoine e una macchina hanno saputo chiaccherare e divertirsi per quasi una settimana (tra l'altro Antoine, da allora, è anche un ottimo cuoco), e ormai non c'è più molto da dire. Quel simpatico robot, dopo la rigenerazione, conoscerà altri Percival a cui scrivere.

 Addio, e grazie PH-1215.